A volte, per vedere chi siamo dobbiamo fermarci e dobbiamo farlo anche per vedere cosa abbiamo intorno.
Il ”tanto” a nostra disposizione degli ultimi tempi ci ha accecato e fatto accumulare esperienze, oggetti, vissuti, persone fino farci diventare troppo pieni, e, farci cadere in un #burnout da troppa vita.
– In quanti abbiamo dovuto re-imparare a stare da soli?
– In quanti abbiamo dovuto re- imparare a ascoltare e non parlare?
– In quanti abbiamo dovuto metterci degli #obiettivi quotidiani per noi stessi e non per il nostro capo o il nostro lavoro?
– In quanti abbiamo cercato una mano e l’abbiamo trovata alla fine del nostro braccio?
– In quanti abbiamo dovuto rinunciare a qualcosa: tempo, spazio, uscite, palestra?
Eravamo stanchi della frenesia della vita e non potevamo ammetterlo, perchè ammetterlo avrebbe significato doversi fermare, e sentirsi fuori tempo rispetto al mondo veloce intorno a noi.
Ma ora, è l’intorno che ci ha chiesto di fermarci, adesso è fuori tempo, chi continua ad andare.
Uno dei più grandi insegnamenti di questo coronavirus è che, se in questo isolamento ci siamo sentiti soli é perchè lo siamo, e questo non è un male, tutt’altro.
Averne piena coscienza e saper stare nella sofferenza ci rende forti.
Esiste infatti, una sana solitudine di cui non possiamo fare a meno, che dobbiamo difendere perché è l’unica forza che ci sostiene e ci consente di continuare a lottare e resistere anche e soprattutto quando casca il mondo.
Un mondo, il nostro, da accettare nella sua incomprensibilità.
YS Solution 