Nella maggior parte delle favole che ci hanno raccontato l’eroe buono sconfigge il cattivo e così il bene trionfa sul male perché è più forte. Di questi tempi questo eroe buono sembra non arrivare mai, il mondo sembra intrappolato in una scena disastrosa, e così gli eroi dobbiamo essere noi perché siamo noi che dobbiamo imparare a essere forti.
Il termine forte però viene associato spesso alla violenza, si è forti quando non si mostrano emozioni e sentimenti, invece, l’essere forti non ha nulla a che vedere con tutto questo, dopotutto gli eroi della nostra infanzia non erano forse fragili, emotivi, capaci di provare sentimenti veri e contraddittori e in grado di scegliere sempre il bene?
Essere vulnerabili è essere forti. Eppure oggi per non lasciar trapelare la fragilità e vulnerabilità rispondiamo con rabbia e con violenza alle richieste d’impegno, fingiamo di essere tutti d’un pezzo, pratichiamo l’aggressività, la violenza per distinguerci e avere un maggiore riconoscimento sociale. Si sa il reato fa più scalpore.
Eppure a lungo andare è proprio la vita a insegnarci che il riconoscimento sociale che proviene dall’esercizio della rabbia non ci nutre e che il bene ci serve, non a caso lo si va a ricercare ogni qualvolta non se ne può più di fingere.
Praticare il bene quando tutto intorno non ci dà conferme è vero sembra vano e spesso significa impegnarsi anche per chi non lo fa, ma ci rende migliori e ci arricchisce, ci insegna a non perdere il controllo e avere un futuro prospero, o anche solo…. un futuro.
Emanuela Salice
